La stampa 3D spaziale

La nuova frontiera dell’esplorazione e della vita nello spazio grazie alle stampanti 3D - parte 2 - 08/05/2025

La stampa 3D spaziale: la nuova frontiera dell’esplorazione e della

vita nello spazio

 

Negli ultimi anni, la stampa 3D ha fatto passi da gigante sulla Terra. Ma ora sta aprendo nuove prospettive anche nello spazio, dove le sfide di costruzione, logistica e salute richiedono soluzioni innovative. Dalla produzione di tessuti umani alla realizzazione di vere e proprie basi lunari, scopriamo come questa tecnologia sta diventando essenziale per la vita oltre il nostro pianeta.

 


Alcune attuali applicazioni della stampa 3D e tecnologie in fase di sviluppo nello spazio – PARTE 2



Sperimentazione di nuovi materiali e tecnologie: Nel febbraio 2024, l’ESA ha compiuto un importante passo avanti inviando sulla ISS la prima stampante 3D per metalli, sviluppata in collaborazione con Airbus. Questa stampante utilizza un potente laser per fondere un filo di acciaio inossidabile e costruire pezzi metallici in microgravità. Il processo, monitorato da Terra, consente di produrre parti complesse direttamente nello spazio, riducendo la dipendenza da rifornimenti terrestri e ottimizzando l’uso delle risorse disponibili. Questo progetto si inserisce nella più ampia strategia dell’ESA per creare un’economia circolare nello spazio, che includa anche la possibilità di riciclare e riprodurre materiali in orbita.

 


 


Supporto alla medicina spaziale: Anche se ancora in fase sperimentale, la stampa 3D promette importanti sviluppi per la medicina spaziale. In un contesto dove le risorse mediche sono limitate e l'accesso a strutture sanitarie è impossibile, poter produrre strumenti chirurgici, protesi o tessuti biologici direttamente in orbita rappresenta una svolta cruciale. Alla fine del 2023, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), è stato stampato con successo il primo menisco del ginocchio, dimostrando la fattibilità della biostampa in microgravità. Già nel 2022, l’astronauta dell’ESA Matthias Maurer aveva testato Bioprint FirstAid, un dispositivo in grado di produrre una sorta di “cerotto” biologico direttamente sulla pelle per il trattamento immediato di ferite, grazie all’uso di bioinchiostri. Questi sviluppi aprono la strada a nuove modalità di cura degli astronauti in missioni di lunga durata, anche su Luna o Marte.

 


 


Costruzione di basi lunari o marziane: Guardando al futuro, numerosi studi esplorano l’uso della

 stampa 3D per costruire infrastrutture extraterrestri, come habitat permanenti sulla Luna o su Marte.

Una delle sfide principali sarà l’utilizzo di materiali locali, come la regolite lunare, per realizzare strutture resilienti e sostenibili senza dover trasportare materiali dalla Terra. La NASA, in collaborazione con l’azienda ICON, sta sviluppando tecnologie di costruzione automatizzata 3D nell’ambito del programma Project Olympus. Il contratto da 57,2 milioni di dollari mira a testare queste tecnologie per creare piattaforme di atterraggio, strade e habitat lunari, aprendo la strada alla presenza umana a lungo termine sul nostro satellite e, in prospettiva, su Marte.

 


 

La stampa 3D nello spazio si sta rivelando una tecnologia chiave per affrontare le sfide delle missioni spaziali del futuro. Non si tratta più solo di produrre pezzi di ricambio o strumenti, ma di garantire l’autosufficienza degli equipaggi, costruire strutture in ambienti estremi e persino tutelare la salute degli astronauti. Il prossimo grande obiettivo è l’evoluzione di sistemi sempre più autonomi, multifunzionali e integrati per supportare l’esplorazione oltre l’orbita terrestre, verso la Luna, Marte e oltre.



 

 

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